La Sicilia normanna scritta dai viaggiatori arabi
di Soumaya Bourougaaoui, docente di letteratura e civiltà italiana presso la facoltà di Lettere, delle Arti e dell’umanità di Manouba-Tunisia.
Una interessante recensione del libro «Voyageurs arabes en Sicile normande XI-XIII sec, Mc-Editions » del professore Alfonso Campisi, che ci svela una pagina rara e brillante della storia. E un esempio raro della tolleranza tra un sovrano cristiano e le altre minoranze etniche e religiose.
La costa dell’Africa Mediterranea
Nord Africa, una grande terra cullata dal mare, con le sue coste che si estendono su tutta la sponda meridionale del Mediterraneo, che ha fornito a marinai di ogni tempo, navi e porti, luoghi di deposito, scali e rifugi. I commercianti fenici della costa siro-palestinese furono tra i primi a frequentare questo spazio nautico situato sulla rotta del metallo che li portò fino alla penisola iberica, sulla costa opposta alla loro terra d’origine. Le stazioni portuali, tantissime fra Cartagine a Leptis, si svilupparono sulla costa africana sin dall’alba della Storia. I Cartaginesi sarebbero persino, secondo Plinio il Vecchio, gli ideatori del concetto stesso del commercio. E sono stati anche loro, secondo Erodoto, a diffondere il baratto, una modalità di scambio commerciale che ha permesso di superare l’ostacolo della lingua e della valuta. Consapevoli quindi dell’interesse commerciale di questo spazio marittimo, i Cartaginesi non esitarono a vietarlo al mercante romano dal 508 a.C. e per altre volte dal 348. E non si accontentano solo di svilupparlo, ma lo ancorarono dove si stabilirono, su suolo africano. Essendo diventato una cultura in questa terra, il commercio marittimo sopravvisse persino alla caduta politica di Cartagine nel 146 a.C. e attraversò i secoli successivi integrandosi con i popoli e le civiltà più diverse che si diedero il cambio nel governo sul suolo africano. Come mezzo di trasporto e comunicazione richiesto in tempo di pace come in guerra, la nave mercantile, o la barca “rotonda”, non è sfuggita ai guardiani della memoria di quest’area mediterranea. Diversi artisti dell’antichità africana ci hanno lasciato in eredità diverse testimonianze visive. Nel prezioso lavoro della studiosa e ricercatrice tunisina Hela Mabrouk a cui questo articolo attinge sono stati riuniti novantotto esempi che provengono sia dallo spazio nautico africano vero e proprio, sia dagli spazi frequentati dalla nave mercantile africana. Lo studio copre l’intero periodo dell’antica Africa, vale a dire i periodi fenicio-punico, l’epoca Romana, i Vandali e i Bizantini. Sono splendidi esempi di navi, oggi conservate nei musei nazionali dei paesi del Grande Maghreb, principalmente Tunisia, e dei paesi occidentali (Italia, Gran Bretagna). Gli altri sono in situ, in particolare in Tunisia, Libia e Ostia in Italia.
Il rapporto tra la popolazione dell’antico Nord Africa e il mare continuò quindi nel tempo, e fu espresso dagli artisti attraverso la moltitudine di navi da trasporto lasciate in eredità. La serie delle numerose imbarcazioni pittoriche sin qui studiate, partono, di seguito, dalperiodo arcaico (J. d’Huy et J-L Le Quellec, “Du Sahara au Nil: la faible représentation d’animaux dangereux dans l’art rupestre du désert Libyque pourrait être liée à la crainte de leur animation”).
Bellissima questa nave in ceramica, risalente all’VIII secolo a.C. proveniente da Cartagine.
E qui vediamo uno splendido ciondolo in oro naviforme, scoperto in una necropoli arcaica a Cartagine, oggi custodito nel Museo di Cadice (M.L.de la Bandera Romero, “Relaciones of the produccion of orfebreria fenico-punica de Cartago y de la Iberia”).Qui sopra invece abbiamo una nave in terracotta (VI secolo a.C.), custodita nel Museo del Bardo, Tunisi.
(P. Gauckler, Nécropoles puniques de Carthage, Première partie. Carnets de fouilles).
Ora siamo in epoca Ellenistica (III-II secolo a.C.), un reperto in terracotta rinvenuto a Cartagine. (Musée national de la Marine, Paris – L. Basch, Le musée imaginaire de la marine antique).
Stele del III-II secolo a. C. ritrovata a Cartagine. Lo scafo è rinforzato con due strati. Sulla poppa si nota la testa stilizzata di un uccello (A. Barkaoui, Le Bateau de l’Africa).
Ed ora siamo ai vasi in ceramica. Qui sopra un reperto del III-II secolo a.C. sempre proveniente da Cartagine. L’interpretazione di una nave mercantile è stata avanzata a seguito di un confronto con il famoso fregio del palazzo del re Sargon II scoperto in Khorsabed, che rappresenta un carico di legname…
…e che è custodito al Museo del Louvre di Parigi (foto sopra).
Siamo ora ai reperti in vetro. La fiala di Theanae ricorda la nave egiziana risalente alla fine del III millennio a.C. e sembra che questo modello di nave sia molto più vicino al modello della barca di legno della tomba di Meketre, vicino a Tebe nell’Alto Egitto, che risale al I quarto del XX secolo a.C. conservato al Metropolitan Museum. In effetti, c’è una somiglianza tra la poppa di due modelli, il ponte di due navi, la forma dello scafo…
…come si vede da questa immagine (F.Leveque, Navires Antiques -Le Musée Imaginaire: réf.:
fr.1051.2013: http://www.marine-antique.net).
Qui siamo agli affascinanti esempi rupestri, con alcune incisioni su roccia che lo studio riconduce ad età pre-romana per questa nave mercantile, sulla base di tre indicatori: la vela, la scala e l’ancora. Che si tratta di nave mercantile lo dice la decorazione a collo di cigno stilizzato (J-L Quellec, “Une gravure de navis oneraria dans le Messak libyen”).
Interessante è questo dettaglio, che evidenzia le due estremità della nave, che mostrano una testa di animale e un mostro!
Probabilmente raffigura timoniere che tiene in mano un timone o una mappa. La decorazione della poppa e della prua di questa nave ricorda da vicino la scultura della nave vinaria Neumagen che risale al I quarto del III secolo d.C. (Francis Leveque, Le Musée Imaginaire – marine-antique.net| réf. : FR.181.2008 : http://www.marine-antique.net/Le-transporteur-de-vin-de-Neumagen).
Questo spettacolare ed esauriente panorama ci offre ora le navi ritratte a mosaico. Qui siamo a Ostia (Réf : Statio 18 : navicul(arii) Karthag (inienses), armateurs de Carthage : CIL XIV, 4549, 18: NAVICVL KARTHAG DE SVO : «navicularii Carthago»).
Nella mappa, la distribuzione della nave mercantile africana nell’antichità, ritrovata nelle raffigurazioni.
Olio e vino sono i prodotti principe trasportati da queste navi mercantili. L’olio è importante nella vita quotidiana antica per l’illuminazione e la cucina. Nella stele che vediamo qui sopra, scoperta in Mauretania, ci mostra proprio un mercante di olio. C’era una grande traffico fra la costa africana e quella spagnola. L’Africa fornisce Roma di vino, prodotti del mare, salumi, garum, sale, serbatoi e grandi bacini per salumi. Il repertorio iconografico di stele e mosaici ci ha permesso di risalire anche ai prodotti ittici prediletti dai mercanti, che erano l’orata, il polpo, la gallinella volante, il mallou, le vongole, il calamaro, e la seppia. Ma le navi trasportavano anche metalli vari (stagno, piombo), legno, pelli di animali, oggetti in ceramica e bronzo. L’Africa in epoca romana fornisce all’Impero animali esotici come leoni, tigri, pantere, struzzi, elefanti, rinoceronti, giraffe per giochi circensi e le “venationes”. In effetti, circa novemila bestie calcarono l’arena con gli schiavi al momento dell’inaugurazione dell’anfiteatro Flavio a Roma nell’80 d.C.
Nella mappa sopra, la ricostruzione delle rotte, i porti e gli scali delle navi commerciali africane in tutto il Mediterraneo. Come si evince facilmente, era una realtà imponente, che è rimasta attiva per secoli ed ha interessato tutto questo vasto mare accompagnando la crescita delle varie civiltà che si sono affacciate nei millenni su queste acque. Quello che avete visto sin qui è una minima parte del lavoro di Hela Mabrouk, studiosa e ricercatrice tunisina, presentato per la sua laurea nel 2017 sotto la direzione del prof. Abdelhamid Barkaoui, ed ha interessato tutti gli aspetti delle imbarcazioni africane, il metodo della loro costruzione, gli oggetti che erano a bordo, i materiali utilizzati e la loro provenienza. La ringrazio di tutto cuore per avermi fatto omaggio del suo prezioso lavoro e per avermi concesso di poterlo condividere con tutti voi. Le radici comuni che legano tutte le coste che si affacciano sul Mediterraneo, con i loro abitanti e le culture più diverse, ci rendono fratelli, anche quando la Storia ha diviso i popoli, che hanno commerciato e fraternizzato per millenni. E’ un patrimonio di umanità che non dobbiamo mai dimenticare. Ogni eventuale errore nel testo è da attribuire solo alla mia traduzione.
Alessandro Romano
Fonte: salentoacolory.it
Cartagine antica
Situata nell’odierna Tunisia, l’antica città-stato di Cartagine, che comprendeva la maggior parte del Mediterraneo, fu fondata dai Fenici sulla costa del nord Africa intorno all’814 a.C. – L’impero ebbe un gran successo sul piano commerciale grazie alla sua posizione geografica strategica, che favoriva gli scambi commerciali nel deserto del Sahara. L’impero era noto anche per la sua famosa tinta viola per i tessuti, le stoffe pregiate e la grande abilità nei lavori artigianali. Si dice che perfino i romani tentarono invano di copiare i loro lavori. Riguardo l’agricoltura, i cartaginesi usavano l’irrigazione ed altri metodi casalinghi per coltivare il grano ed altri cereali in abbondanza. Vendevano i loro prodotti agricoli nei vari porti sulle coste del Mediterraneo. Cartagine elaborò un sofisticato sistema di controlli da parte del governo, scrisse la propria costituzione, e sviluppò una libreria molto ricca e vasta. Si dice che la maggior parte della letteratura sia andata distrutta o donata ai re della Numidia. Sfortunatamente Cartagine fu completamente bruciata e saccheggiata con l’espansione dell’impero Romano. I Romani consideravano i Cartaginesi come i loro peggiori nemici, soprattutto per la presenza di Annibale, il generale cartaginese in carica durante la Seconda guerra Punica e il più grande stratega militare di tutti i tempi.
Fonte: africaconnessioni